Torno con un altro scritto breve dal sapore spirituale, che scrissi durante la primissima fase del mio percorso spirituale, iniziato l’estate del 2024, con la lettura del Corano, poi dei Vangeli, ma anche della dolcissima Bhagavad Gita indiana, nonché innumerevoli libri di misticismo, spiritualità, e ricerca di una ragione, di un perché, di un significato più profondo del mero materialismo nel quale inesorabili affondiamo.
Il mistico e teologo al-Ghazali – uno dei più importanti Sufi della Storia (mistici musulmani) – scrisse che non si può, né si dovrebbe, meditare su Dio, perché Lui è inconoscibile. La Sua essenza è talmente profonda, sconfinata, che nessuna meditazione potrà mai raggiungerne la comprensione, cosicché è invece più giusto meditare sulla Creazione di Dio, quindi sul mondo che ci avvolge, per quanto velato e apparente, sul perché della nostra esistenza, cercando di conseguenza l’insondabilità della nostra anima. Di questo parlo nel seguente scritto breve. Buona lettura.
“L’Universo si è addensato e poi esteso e poi plasmato sulla sacrale forza della bellezza e dell’amore. Nell’Universo è eretica blasfemia il culto del possesso. Noi a nulla apparteniamo, nemmeno a noi stessi, se non al ventre oceanico di Dio. Millenni ci sono voluti per rimembrare nella nostra perduta memoria che in silenzio si meditano le meraviglie del Creato. Impossibile comprendere razionalmente il Creatore, l’Assoluto, l’Inconoscibile. L’Uomo è soltanto un granellino di sabbia con in sé un singolo atomo di magia. L’unica vera Essenza non può essere meditata, analizzata, studiata, ma soltanto pregata e adorata, in un completo abbandono a Essa. A Lui è la gloria, a Lui è la lode. Eterna e immutabile. In questo mondo sempre più in miniatura nulla più si dona, nessuno più si concede, niente è più intriso di pazienza e amore, anche fosse umile dedizione, o un delicato tocco di devozione. Nell’Universo che nacque come dono divino tutti ormai si prostrano al solitario culto del denaro edotto non dalla bocca che bacia, ma dalla lingua di fuoco attorcigliata alle membra di Iblis che dall’Eterno si separò, condannando l’umano a un’infinita ricerca sui propri, dispersi frammenti, dell’anima.
Vox satanae est clamor cupiditas. Deus loquitur in silentio.“

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