Imparare a pregare è, innanzitutto, un atto di amore e di devozione nei confronti del divino. La miglior preghiera non è quella che si fa per sé, per i propri interessi quotidiani, ma per onorare e glorificare Dio, Allah, il principio e la fine di tutto.
Quando iniziai a studiare seriamente l’Islam e il Corano, imparai quasi subito la preghiera rituale, ma lo feci, all’inizio, in italiano. Pur nella mia lingua, le difficoltà non sarebbero state poche. La preghiera è piuttosto lunga (anche se abbastanza ripetitiva), ci sono varie posizioni da mantenere (come gli inchini, le prostrazioni, la posizione delle mani sul grembo…), e contiene diversi versetti coranici che vengono usati come invocazione (lo stesso Corano lo possiamo considerare come una lunghissima, preziosa preghiera).
Quando la imparai tutta, dopo poche settimane di studio e memorizzazione, incominciai a pensare se memorizzarla anche in arabo (una lingua di cui conoscevo soltanto espressioni ormai di uso comune come Salam Aleikum, Inshallah, etc…). La comunità musulmana afferma che la preghiera rituale deve essere, infatti, recitata nella lingua con la quale il testo sacro di riferimento per l’Islam è stato rivelato. Capii molto più tardi il perché di questa “regola”. Diverse volte ci provai, e altrettante rinunciai. Le parole erano talmente diverse, e non conoscendo l’arabo mi sembrava di pregare senza comprendere nulla di ciò che dicevo.
Alla fine, dopo molti tentennamenti, decisi di mettermi d’impegno, e imparai una frase al giorno. Una piccola frase (che spesso era anche di solo due, tre brevi parole). La ripetevo ossessivamente durante la giornata, in ogni momento in cui la mia mente era “libera”, ricordandomi continuamente il significato relativo in italiano che avevo già studiato nei mesi precedenti. Spesso mi svegliavo la mattina seguente che la breve frase si era come fissata nella mia mente, cosicché potevo proseguire nel mio studio.
Ci tenni circa un mese, o poco meno, per impararla tutta in arabo. Feci affidamento, per la pronuncia, l’accento, e il ritmo, a un popolare e ben strutturato video su YouTube, senza il quale, sono convinto, avrei faticato molto di più ma, soprattutto, senza il quale la fluidità e scorrevolezza della mia preghiera, ancora oggi, sarebbe piena di lacune.
Quando imparai la preghiera in arabo riconobbi immediatamente il perché questa lingua è considerata necessaria per la preghiera rituale. Il Corano (dunque la Salah, la preghiera quotidiana), oltre a essere un testo sacro, è anche un meraviglioso poema, colmo di rime bellissime, che aiutano nella recitazione. E’ una continua gloria e lode a Dio. E’ il motivo per il quale coloro che imparano il Corano a memoria, lo recitano, come si suol dire, salmodiandolo, e non narrandolo come fosse un qualunque libro in prosa.
Provate, in tal senso, a pensare al Padre Nostro recitato in italiano, e la sua versione in latino (che potete trovare in innumerevoli video online). L’effetto di quest’ultimo, non solo sonoro, ma proprio spirituale, è immensamente più efficace nel “direzionare” l’anima verso l’Alto. Lo stesso vale per la Salah recitata, ad esempio, in italiano, invece che in un elegantissimo arabo poetico.
Un’altra ragione per la quale l’arabo è così importante per la preghiera e il mondo musulmano tutto, è che questa è la lingua con la quale Dio ha scelto di rivelarsi al Profeta Muhammad (SAW), e di concludere la profezia divina che va indietro nei secoli e nei millenni fino ad Abramo.
E’ stato faticoso il percorso di apprendimento della preghiera, ma ne è valsa la pena. Pregare in una lingua così preziosa, colma e pregna di significato, avvicina sicuramente a quel Dio che tutti noi cerchiamo. La mia intonazione ha ancora molti difetti, che con il tempo e la pazienza sto cercando di correggere, ma non posso negare che ciò che sento oggi – dopo essermi prostrato verso la Mecca, recitando il Corano nella sua lingua originale – mi fa sentire un fedele molto più devoto di quanto avrei mai pensato di poter essere.
Ma in fondo è questo l’Islam: una fede che, lontana dai condizionamenti umani integralisti, sa essere genuina, purificatrice e liberatoria.
Martedì 17 giugno 2025, ore 16
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