E’ sempre difficile capire il momento esatto nel quale il fiume della propria esistenza cambia direzione. Quando si passa da una fase a un’altra? Quando – come nel mio caso – si passa da una vita ansiosa, in qualche modo triste, alla gioia spirituale, alla ricerca del Divino, diventando dunque persone di fede? In tutto questo Franco Battiato, almeno al principio del mio percorso, ha avuto un importante ruolo, che ho riconosciuto fin dal primissimo momento.
Posso dire di essere diventato un uomo di fede quasi da un giorno all’altro, senza che lo decidessi ponderatamente nel tempo, ma piuttosto attraverso un richiamo di Dio che si è fatto sentire in me, da giugno 2024. Ed è infatti in quel mese che – perdonatemi la lentezza di esserci arrivato quando avevo 31 anni – ho scoperto Franco Battiato, il suo misticismo ma, soprattutto, l’esoterismo espresso in modo delicato e sublime nelle sue canzoni.
In principio iniziai a studiare l’Islam, che però non ho mai scisso né separato dal Sufismo, che è la sua corrente mistica ed esoterica. Per me entrambi sono un completamento l’uno dell’altro. I primissimi libri furono proprio letture, più o meno attuali, più o meno classiche, di importanti Sufi del presente e del passato, fra cui Gabriele Mandel. E proprio in quei giorni scopersi che Battiato nelle sue canzoni parlava spesso del Sufismo e degli ormai conosciuti dervisci danzanti. Ascoltando proprio quelle canzoni, soprattutto i ritornelli e alcuni versi in particolare, mi sentivo trascinato in un vortice di estasi esistenziale. Le sue canzoni rappresentavano un efficace mezzo per comprendere e intuire meglio il significato esoterico di ciò che leggevo, nonché della successiva pratica spirituale stessa.
In particolar modo, all’inizio, vi erano due canzoni che mi colpirono in tal senso: Voglio vederti danzare, famosa per il suo verso iniziale in riferimento ai dervisci, e una un po’ meno conosciuta ma, secondo me, nel suo ritornello, capace di trasportarci in dimensioni altre, annullando tempo e spazio, creando in noi una sensazione mistica con il mezzo della musica, e delle parole attraverso il suono. Quella canzone è: No time no space. E già il titolo dice molto.
Continuai poi il mio percorso di ricerca spirituale, che mi portò anche verso il Cristianesimo (in particolare il monachesimo), l’India e in particolare l’Advaita Vedanta (la non-dualità), nonché il Buddismo, con il quale all’inizio faticai a entrare in sintonia ma, successivamente, capii, come disse Battiato, «di non aver capito». Non a caso due libri che molto hanno contribuito al mio sviluppo spirituale, oltre ovviamente al Corano, sono stati la Bhagavad Gita indiana, e il Libro Tibetano dei Morti (un testo che l’artista siciliano lesse più volte – come l’autore di questo testo) e che ci può aiutare a comprendere quello che io definisco il «viaggio cosmico che l’anima intraprenderà dopo la morte».
In tutto ciò Battiato è stato, per me, un grande riferimento. Non che l’abbia mai considerato un guru, o un insegnante spirituale. Nulla di tutto ciò. Ma appunto un riferimento, in quanto tutto quello che sarebbe stato il mio percorso di dialogo interreligioso, ritrovava un esempio e una guida in ciò che Battiato ha fatto prima di me.
Non ho mai pensato, neanche per un istante, pur amando molto il Corano e l’Islam, che ci sia un’unica via, un’unica direzione, un unico modo di pregare o un unico culto. Bisogna, come diceva il cantante di Milo, «abbeverarsi ad ogni fonte spirituale», ed è esattamente quello che ho fatto, e che continuo a fare io. Pur mantenendo, ovviamente, la mia individualità e le mie preferenze.
Diceva uno dei primissimi Sufi, Bayazid Bistami, vissuto nell’800 dell’era cristiana, che: «Le religioni sono come tanti rami che dipartono da un unico tronco. E allora tagli i rami e attieniti al tronco». Quel tronco è, ovviamente, Dio. Che è Uno ed è uguale per tutti, indipendentemente dal modo specifico con il quale lo preghiamo, che è soltanto un mezzo – uno dei tanti – per esperirLo e sentire la Sua misericordia e bontà dentro di noi. Perché Dio è, innanzitutto, in noi.
Ecco, il dialogo fraterno e aperto fra le religioni è l’unica via che possiamo intraprendere per sentire il (reale) profumo e fragranza di queste stesse religioni. Battiato ha sempre coltivato questo pensiero; e sapere che un grande artista ha seguito la stessa via spirituale che ho scelto di intraprendere io molti anni dopo, mi fa sentire orgoglioso e un po’ meno solo nel mio pensiero spirituale.
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