Il problema è il velo oppure la mancanza di dialogo?

Il problema è il velo oppure la mancanza di dialogo?

Ci sono politici, in Italia tanto quanto all’estero, che basano la propria carriera sul disprezzo nei confronti di un Islam che non conoscono, e sull’idea che il velo sia, sempre e comunque, sinonimo di oppressione e di un maschilismo violento. In poche parole, che nessuna donna, in piena libertà, potrebbe mai indossarlo. Se una donna lo indossa è automaticamente oppressa. Come a dire che una donna non possa sinceramente credere in Allah, che per costoro non è altro che un dio maschilista, a esclusivo uso e consumo degli uomini.

Innanzitutto una carriera politica basata su questa ideologia è una carriera rafforzata sul seme dell’odio, e quindi da condannare in principio. Perché se è vero che il radicalismo religioso può portare a un integralismo sociale, è altrettanto certo che il radicalismo politico – ci ha insegnato la Storia – porta al tracollo delle nazioni.

Quando andai in Marocco, sull’aereo in direzione Tangeri, avevo di fianco a me due donne musulmane che viaggiavano da sole. Non avevano accanto un marito o un fratello che controllava severamente ogni ciocca di capelli che sfuggiva al tessuto colorato che avevano indosso. Le osservavo curioso, soprattutto la più anziana, di circa sessant’anni d’età, che per una mezz’ora abbondante si è dedicata alla preghiera contemplando il Corano in arabo aperto sulle sue ginocchia. Nessuno la comandava, né la obbligava, né le imponeva alcunché. Anche lei era oppressa?

Perché vogliamo a tutti i costi invocare rabbiosamente un anti islamismo, dimenticandoci che c’è un tessuto musulmano in tutto il mondo dal quale la «cultura cristiana europea» può venire arricchita e stimolata? Perché scegliamo, razionalmente, di dimenticarci che lo stesso «sommo Poeta» – così caro alla cultura cristiana italiana – prese spunto per la propria Commedia dalla tradizione e dal misticismo islamico? Non potrà mai esistere un vero, autentico e completo “noi” senza l’integrazione e l’arricchimento che “loro” hanno, possono e vogliono fornirci.

E’ infatti un nostro grave errore, in quanto occidentali, pensare di capire il mondo musulmano soltanto sulla base di qualche immagine che scorre nei telegiornali della sera, oppure di violenze sulle donne come conseguenza di un velo male indossato. Il rispettato islamista Alberto Ventura ha giustamente constatato che «mediamente, la violenza sulle donne, è molto più forte in Occidente che nel mondo islamico».

Se poi andiamo indietro di quasi un millennio e mezzo, ai tempi della rilevazione divina dell’Islam, il Profeta Muhammad disse ai suoi compagni, i quali gli chiesero come avrebbe trattato le donne: «Allah gioisce se voi trattate bene le donne perché sono vostre madri, figlie, zie. I diritti delle donne sono sacri, perciò dovete provvedere affinché siano loro garantiti». Nel mondo giuridico musulmano, infatti – distanziandoci un attimo, di nuovo, da quello che affermano certuni urlando in tv – la donna è fortemente protetta da un punto di vista legale, matrimoniale tanto quanto, non meno importante, patrimoniale. Ed è per questo fondamentale saper distinguere ciò che è l’Islam rivelato, la sua morale, la sua Legge e i suoi valori, dall’Islam politico odierno usato per scopi puramente politici.

Per concludere dunque mi chiedo: che ne sarebbe della nostra società globale se, invece di ascoltare persone arrabbiate e rancorose, che non hanno studiato, né vogliono studiare l’Islam, e che puntano soltanto sulla coltivazione di un odio reciproco, ascoltassimo chi ha realmente un contributo sociale, morale, culturale, religioso da offrire, da ambo le parti – cristiana e musulmana – affinché si crei un meraviglioso incontro fra tradizioni, fra diversità umane, idee opposte ma sempre valide, rispettate e rispettabili? Che ne sarebbe di questo mondo se, invece di puntare sempre il dito affilato, porgessimo anche solo una volta, la nostra mano? Scopriremmo che nel mondo islamico le persone disposte ad accogliere quella mano, a stringerla, a condividerla, sono molte, moltissime. Direi con tranquillità: la stragrande maggioranza.

Domenica 29 giugno 2025, ore 14, Bergamo,

Tiziano Brignoli

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