Cosa dicono i musulmani prima e dopo aver mangiato

Cosa dicono i musulmani prima e dopo aver mangiato

Per un musulmano devoto la rammemorazione di Dio (cioè il ricordo costante della Sua esistenza e presenza onnicomprensiva) è parte integrante della sua fede. Non c’è solo la preghiera rituale, o l’annuale Ramadan: ricordare Allah, idealmente, in ogni momento della propria giornata, permette al fedele di avere una mente più serena, più equilibrata, consapevole che tutto deriva, e tutto è ricondotto a Dio. Che noi siamo soltanto una Sua manifestazione d’amore, e l’amore è ciò di cui è composto e pervaso questo Universo.

Dice il Corano a proposito del dhikr, ossia della rammemorazione divina: «I cuori si rasserenano» quando la si compie. E qualunque musulmano la reciti, può assicurarvi e confermarmi l’autenticità di queste parole. Durante l’atto del dhikr tutto in noi stessi si distende e si proietta verso Dio, e Dio è innanzitutto pace, amore, tranquillità.

Ecco perché, una forma di rammemorazione, per quanto breve e circoscritta, la si compie anche quando si mangia. Nello specifico immediatamente prima di iniziare un pasto, e una volta concluso.

Che sia soltanto per gustare un dattero a metà giornata, a colazione o a cena, i musulmani innanzitutto dicono Bismillah, che letteralmente vuol dire “Nel nome di Dio”, e nel concreto sta a rappresentare che il fedele compie quell’azione (e questo vale dunque per qualunque azione compiamo) con la mente indirizzata a Dio. Alla gratitudine di poter mangiare quel cibo, e di poter compiere quel gesto, che molti di noi danno per scontato.

Dice il Corano: tutto nel mondo – il giorno, la notte, la pioggia, il frumento – tutto è una manifestazione della gloria e onnipotenza divina. Dobbiamo solo arrivare a riconoscerlo. E la parola Bismillah sta a significare e ricordare proprio questo.

Si può anche recitare la frase più lunga Bismillah ar-Rahman ar-Rahim (Nel nome di Dio, il Misericordioso, il Compassionevole) che è, sicuramente, il modo più comune con il quale il musulmano invoca Dio, e il più diffuso all’interno del Testo Sacro islamico.

Una volta finito di mangiare, invece, si dice Alhamdulillah, cioè “Sia gloria a Dio” oppure “La lode appartiene a Dio”. E’, in sostanza, un modo per ringraziarLo per aver potuto godere di quel cibo, di quel momento.

Ma perché è così importante dire queste parole durante i pasti?

Innanzitutto perché ci ricorda quanto un piatto di insalata, una pastasciutta condita, una bistecca, del buon pane, sono ciò che ci alimenta, che ci tiene in vita, che dà forza e sostanza al nostro corpo. E’ un modo di mangiare consapevole. Non è poi molto diverso dal pensiero buddhista, o dal segno della croce di un cristiano. Sono modi profondamente simili, seppur diversi, di benedire ogni pasto e ogni attimo della nostra esistenza.

Concludo con una piccola considerazione personale. All’inizio, quando stavo imparando a dire queste due brevi, ma efficaci parole, all’inizio di ogni pasto, non sempre me ne ricordavo, se non magari dopo diversi minuti, quando il piatto era già vuoto. Allora mi fermavo un attimo, facevo mente locale, e dicevo a me stesso: ho davvero gustato ciò che ho mangiato finora? Ne ho sentito la croccantezza o la morbidezza? Il sapore o la dolcezza? Mi rendevo conto di aver mangiato di fretta, senza apprezzare quasi nulla di quel momento di gioia e condivisione. Ecco allora un altro senso del Bismillah e dell’Alhamdulillah.

Dobbiamo ricordarci più spesso di queste (buone e quotidiane) abitudini musulmane, invece di criticare questo mondo, questo popolo, questa religione, senza conoscerla, e sulla base di pregiudizi inconsistenti. Se riuscissimo a riconoscere quanto amore per Dio il musulmano mette in ogni atto della sua giornata, riconosceremmo anche in questa comunità religiosa non solo un (presunto) pericolo, ma un motivo di apprezzamento e di scambio interculturale. Ciò di cui, in fondo, la nostra società ha disperatamente bisogno.

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